Recovery Fund: “Che cos’è? In cosa consiste il piano di recupero europeo? Prospettive per il risanamento economico”

Lo stato pandemico attuale ha messo in grave crisi il sistema economico, più di quanto non lo fosse già. Il 2020 è stato un anno catastrofico sotto vari punti di vista e i motivi sono ben noti, sarebbe superfluo elencarli.
Ma adesso è arrivato il momento di prendere in mano la situazione e reagire, ed è proprio su quest’onda emotiva che l’Unione Europea, il continente più flagellato dalla crisi dovuta al Covid-19, ha istituito un piano di ripresa, l’ormai famigerato Recovery Fund.
L’UE è stata soggetta alle varie pressioni da parte degli stati membri che hanno richiesto a gran voce un intervento tempestivo per sanare la situazione di downgrade che si è insinuata in pianta stabile.
Per questo motivo il Recovery Fund può rappresentare un passo in avanti verso la rinascita. Il gettito monetario che ne deriverebbe è pari a 750 miliardi di euro, che verranno suddivisi tra i vari Stati membri in base a dei criteri che dovranno essere rispettati meticolosamente.
Per ottenere il finanziamento, tutti gli Stati membri dovranno presentare in Commissione europea il proprio Recovery Plan entro il 30 aprile 2021, mentre il 31 dicembre 2026 è la data ultima entro la quale L’Unione Europea avrà erogato tutti i finanziamenti, entro il 2026 i progetti dovranno essere completati.
I paletti imposti dall’UE prevedono che:
- almeno il 37% delle risorse dovrà essere vincolato ai progetti green;
- non meno del 20% dovrà essere destinato alla transizione digitale.
Oltre ai criteri precedentemente indicati, il paese che vorrà accedere al Fondo dovrà adottare dei provvedimenti per contrastare efficacemente le criticità rilevate dal Consiglio europeo nelle sue specifiche raccomandazioni annuali.
Indice
Qual è il Recovery Plan dell’Italia?
I due paesi che dovrebbero beneficiare in modo più massiccio del Recovery Fund sono: Spagna e Italia.
Come pensa di agire l’Italia per sfruttare al meglio questa possibilità? Vediamo più nel dettaglio la pianificazione strategica italiana.
Sotto la guida di Conte-bis, l’esecutivo ha stilato una lista di sei missioni da adempiere, che hanno subito un restyling con l’insediamento di Mario Draghi. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) traccia gli obiettivi, gli investimenti e le riforme da attuare.
La struttura del PNRR pone l’attenzione sulle sei macro–missioni da compiere:
- Transizione digitale
- Transizione verso la green economy
- infrastrutture
- istruzione e ricerca
- inclusione e sociale e territoriale
- salute e resilienza economica
Nel testo finale dell’accordo sul dispositivo europeo per la ripresa e la resilienza si prescrive che il 70% dei trasferimenti arriveranno nel 2021 e nel 2022, il restante 30% entro la fine del 2023.
Occhio però alle inadempienze, Bruxelles si riserva la facoltà di bloccare i finanziamenti ai Paesi membri che non rispettano le regole dello stato di diritto.
È l’alba di una nuova Europa?
L’obbiettivo principe della Next Generation EU è quello di risanare l’economia malata del Vecchio Continente così da poter riconquistare la fiducia dei mercati e attrarre di conseguenza nuovi investitori.
L’Europa cerca coesione di intenti per uscire a testa alta da questa crisi senza precedenti e forse questo strumento potrebbe avvicinare gli Stati Membri, riducendo il divario creatosi negli anni.
Le osservate speciali sono le economie di Spagna ed Italia che non hanno precedenti felici con la spesa dei Fondi europei. Evitare gli sprechi è il mantra fondamentale da seguire se vogliamo riallinearci alle altre realtà europee.
I Paesi più virtuosi (Austria, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi) potrebbero indispettirsi nei confronti degli Stati membri a cui sono toccate somme più consistenti (Spagna, Italia) e dire la propria su un uso disinvolto di Fondi UE.
Il Recovery Fund deve rappresentare perciò uno strumento di coesione e non di divisione se si vuol far Grande l’Europa, coesa, forte e con unità d’intenti.